Una storia da ricordare.

20.07.2022

di Massimo Lucchesi

La drammatica estate di Kim Vilfort, campione d'Europa del 1992, ci aiuta a dare un senso alle cose.

torben7400 / Pixabay.com
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Era il 31 Maggio del 1992; a seguito della guerra civile in atto nei Balcani, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU esclude la Jugoslavia dalle competizioni sportive internazionali.

La nazionale di Ivica Osim, in ritiro per preparare l'Europeo di calcio, riceve dalla UEFA il diniego di partecipare alla manifestazione.

Si tratta di una decisione (legittima) che elimina, dal panorama internazionale, una delle squadre più forti che la Jugoslavia abbia mai avuto, nel periodo più splendente del calcio dei Balcani.

La Stella Rossa aveva conquistato, appena un anno prima, la Coppa Campioni. Si trattava del primo e unico trofeo mai conquistato da una formazione slava. Una compagine composta da giocatori serbi, croati, montenegrini, macedoni, con un solo stranieri, il libero romeno Miodrag Belodedici.

La Jugoslavia si apprestava a disputare l'Europeo annoverando tra le proprie fila elementi come Stojkovic, Savicevic, Pancev, Boban, Jugovic, Boksic, Prosinecki, Suker, Katanec, Mijatovic, Mihajlovic.

Il primo di Giugno la UEFA, per completare il quadro delle partecipanti all'Europeo, in programma in Svezia dal 10 al 26, ripesca la Danimarca, arrivata seconda nel gruppo 4 di qualificazione, proprio alle spalle della fortissima nazionale slava.

Il CT Richard Møller-Nielsen è costretto a chiamare in fretta e furia i propri nazionali e a preparare l'Europeo in soli 10 giorni e si trova obbligato a dover rinunciare al suo giocatore più rappresentativo, Michael Laudrup, che declina la convocazione.

Laudrup, che ha appena vinto la Coppa dei Campioni con il Barcellona di Crujiff, non pensa sia il caso di interrompere le vacanze per esporsi a brutte figure con la maglia della sua nazionale.

La squadra di Møller-Nielsen, dopo un pareggio con l'Inghilterra e una sconfitta con la Svezia padrona di casa, batte inaspettatamente la Francia nella terza e ultima partita e, la contemporanea sconfitta degli inglesi contro gli svedesi, consente proprio ai danesi di staccare un insperato approdo alle semifinali.

Contro lo squadrone olandese di Koeman, Bergkamp, Van Basten & C. la Danimarca non sfigura come molti pensavano; Brian Laudrup disputa una grandissima partita così come il portiere Peter Schmeichel.

La squadra danese va in vantaggio due volte e subisce il pareggio olandese solo a quattro minuti dal termine dei tempi regolamentari, a seguito di un goal di Rijkaard.

Ai rigori ci pensa però Schmeichel a neutralizzare il tiro di Van Basten e consentire alla Danimarca di staccare il pass della finale contro la Germania.

Contro i tedeschi la Danimarca disputa una partita perfetta. John Jensen porta in avanti i danesi che resistono al ritorno dei tedeschi e chiudono la pratica con Vilfort a una decina di minuti dal termine.

Kim Vilfort era un mediano di notevole stazza fisica in forza al Brøndy, il club che insieme al Lyngby fornì più giocatori alla nazionale campione d'Europa.

Se la vittoria della Danimarca fu sorprendente e straordinaria Vilfort, al termine della manifestazione, visse invece un terribile dramma personale.

La figlia Line, per la quale saltò il terzo match contro la Francia e dalla quale accorreva non appena fosse possibile, morì di leucemia poche settimane dopo la conquista dell'Europeo.

Una storia, quella di Vilfort, che ci permette ancora oggi di apprezzare la vita e di dare un valore "alle cose".